“Ispirato a fatti reali e autobiografici (il regista Claudio Noce è il figlio di Alfonso), il film sceglie infatti di filtrare la Storia concen trandosi sulla dimensione interiore della sofferenza di fronte a un trauma infantile difficilmente rimarginabile. Ne emerge un romanzo familiare capace – almeno a tratti – di comunicare con delicatezza e profondità le difficoltà dell’essere e sentirsi figli, al crocevia tra fanciullezza e adolescenza. L’opera si caratterizza per alcuni aspetti reciprocamente collegati. In primo luogo proprio la prevalenza della dimensione psicologica sulla restituzione storica. La temperie pesante degli anni di piombo si respira attraverso il fiato corto dei due personaggi principali, schiacciati dall’ansia della morte (il vicequestore) e della perdita (suo figlio). “

La recensione di Segnocinema