Attese

di Francesca Alfano Miglietti

Attese ha vissuto completamente nella la città, in un nuovo assetto nomade, evidenziando il fatto che i concetti possono essere affermati, a prescindere dal luogo in cui essi si realizzano nel concreto. Attese non ha voluto costituirsi come una nuova galleria d’arte, né si è posta come sostitutiva o alternativa a spazi esistenti. Quella che si è scelta è una trama dell’arte interessata agli aspetti concettuali, contestuali e relazionali, proprio a partire dallo stretto rapporto con gli artisti, e questo è stato l’elemento generatore di tutto il progetto. Gli artisti proposti, infatti, non hanno in comune uno stile, ma hanno in comune molto di più, condividono il medesimo orizzonte teorico: un cambiamento dei valori legati all’ideazione dell’opera d’arte, ma anche dei valori etici ed estetici che ne derivano. Certamente questo cambiamento di orizzonte risponde, in modo critico, alle mutate condizioni della società e all’alienazione che questo sistema produce.

Si è proposta, dunque, un’arte che elabora modelli di universi possibili, occasione effettiva di cambiamento sul terreno della realtà concreta, opere che si estendono al corpo e allo spazio urbano in un’esigenza di risignificazione, e in una logica di sconnessione e riconnessione. Di fatto, ci si è interrogati sulle ragioni e sui modi dell’esperienza
artistica contemporanea nell’affrontare i molti nodi dell’esistere e del vivere nella contemporaneità.

Caratteristica del nostro tempo è la crisi della visione convenzionale della realtà, e Attese ha voluto essere un modo in cui distribuire idee, irradiare energie, e liberare forze collettive si è coniugato con l’attenzione alle relazioni d’affetto.

Gli artisti, oggi più che mai, sono il simbolo più evidente della circolazione planetaria: nascono in un paese, studiano in un altro, lavorano in un altro ancora e viaggiano di continuo. Attese si è voluta pensare su un doppio binario, etico ed estetico, proprio perché si vuole sottolineare, ancora una volta, come la produzione culturale può effettivamente cambiare il corso della storia. 


L’idea è di invitare il pubblico a fare un movimento mentale, perché gli artisti non riproducono il mondo con le sue divisioni, con confini e separazioni tra le nazioni, ma ‘progettano’ modelli di nuovi mondi possibili.