Francesco Jodice: "La notte del drive-in: Milano spara"

Attese #4

UN VERO E PROPRIO “DRIVE IN” ALLESTITO NELLO SPAZIO EX SHED ALFA


Le opere di Francesco Jodice sono estremamente ricche di stimoli e di illuminazioni, una serie di analisi che permettono di pensare le conseguenze che le opere d’arte hanno sulla qualità della nostra esperienza quotidiana. Francesco Jodice usa la fotografia, il video, la scrittura e crea sempre degli eventi ad ogni mostra, coinvolgendo il posto, la zona, e alcune delle comunità vicine al luogo dell’esposizione. In tutte le sue opere emerge lo spaesamento del contemporaneo e registra le mutazioni sostanziali spesso invisibili a chi abitualmente vive in quel luogo. Per Francesco Jodice l’arte è il cuore del corpo sociale. E crea opere che riescono a stare dentro e fuori lo spazio classico dell’esposizione. Geopolitica, mutamenti del paesaggio sociale e antropologia urbana sono alcuni dei suoi temi dominanti, Jodice costruisce processi relazionali a partire dalle tensioni sociali e urbane nate dai nuovi insediamenti umani nelle città che stanno cambiando per sempre il volto del pianeta.

In questa occasione Francesco Jodice realizza un vero e proprio Drive In; infatti il pubblico sarà invitato a vedere dalla propria auto il film realizzato per l’evento: "Mi piace lavorare su un pezzo della Milano operaia, immaginare le pulsioni che queste periferie esprimevano negli anni 70. L'idea del drive-in nasce come omaggio ad uno spazio industriale, legato alla produzione dell'auto, quindi la possibilità di riportare le automobili all'interno di questi spazi a distanza di quarant'anni mi sembra un operazione interessante”. Il riferimento che il film "La notte del drive-in: Milano spara" fa al genere poliziottesco degli anni settanta non è solo un omaggio al cinema di genere, così vivo in quel decennio, ma anche un modo per ricordare delle tensioni sociali che erano anche l'espressione d una società vitale, intensa, mai doma e animata da contrasti ed estremismi.

Il drive-in è per me anche una riflessione sul bisogno del gioco in un’arte contemporanea resa asfittica da leggi di mercato e bon-ton. Il politically incorrect delle automobili nello spazio, i furgoni di ristoro che preparano "la salamella" durante la visione, le scene di violenza e volgarità presenti nel film sono un giocoso principio rifondativo per l'arte. Anche questo in fondo è un ritorno agli anni 70, il desiderio di aria nuova e di processi artistici più rabdomantici e meno paludati", afferma Francesco presentando l’evento.

Jodice sembra porre la domanda: come si può contribuire a creare una nuova visione che riconosca la propria identità come incontri di identità molteplici? E semplicemente crea una “zona” del vedere, un passo verso una contestualizzazione di ciò che può sembrare già definito e assodato ma che invece, proprio in alcune delle indagini dell’arte contemporanea, si intreccia con un discorso critico sulla globalizzazione. Opere e visioni, pensate, dunque, come visioni creole, meticce, migranti, clandestine e ribelli. Per Francesco Jodice l’arte è una forma poetica di consapevolezza, quando spesso, nella cronaca, la faccia dell’altro sembra minacciare la nostra identità.

Inaugurazione