Marco Paganini: Due o tre gocce di altezza

Attese #1

“Si usa uno specchio per guardare il viso e si usano le opere d'arte per guardare la propria anima”.

George Bernard Shaw)

Quando lo sguardo si sospende, si interrompe, si incomincia a riflettere.

Ri-flettere: è da qui che nasce lo smarrimento, il riprodurre immagini per riflessione.

Gilles Deleuze parla di immagini doppie per natura nelle quali l’indiscernibilità tra presente e passato, reale e immaginario, vero e falso, non si produce nella mente dello spettatore, ma è un vero e proprio carattere oggettivo di un certo tipo di immagini, dell’immagine che presenta una doppia faccia, producendo una nuova forma di indiscernibilità.

E’ questo il caso di questa nuova serie di opere di Marco Paganini, una serie di specchi che, come nel sortilegio di una fiaba, pongono lo spettatore di fronte ad una indiscernibilità: uno specchio che lascia allo spettatore una semplice virtualità e lo respinge fuori campo.

Lo specchio è una superficie dove la luce si inocula e ripete il mondo, lo fissa nell’attenzione dell’occhio. Nell’opera di Paganini si procede lentamente, mostrando la presenza non lineare del tempo, ogni immagine sembra essere una diversa malinconia, una assenza rintracciabile nell’uso claustrofobico degli specchi: incontro-scontro tra vedere e non vedere, vero e finto, reale e immaginario.

Raggiungere l’altra parte dello specchio. Non c’è più tempo per pensare, per vedere l’immanenza del tutto, una vita nella quale ci si ripete, simili e distanti. Lo specchio diviene così strumento di alterazione che comprime attimi estetici di grande solitudine, di smarrimento, di poesia, di eleganza, specchio che aiuta a vincere l’inganno nella percezione che disegna l’apparenza.
 Immagini, spazi, oggetti, di cui non si distingue l’appartenenza al reale o alla finzione.

Per le gocce il sistema è numerico. Per numerazione s'intende un insieme di regole per enunciare e scrivere i numeri. Quando in tempi e luoghi diversi i numeri fecero la loro comparsa, si affacciò l'esigenza di un sistema che permettesse di indicarli, a voce e per iscritto, impiegando poche parole e pochi segni fondamentali. Ogni popolo escogitò un proprio sistema di numerazione parlato e scritto, nel corso della storia molti furono i sistemi che si affermarono e poi scomparvero. Ancora oggi permangono diversi sistemi, ma il più diffuso nel mondo è il sistema della numerazione decimale.

Marco Paganini organizza il materiale come una partitura, e non seguendo più le regole che sono alla base della struttura visiva (punto di vista, focalizzazione, ecc.), è costretto ad inventarsi altri modi per organizzare la visione. Nella serie delle Gocce sono soprattutto i numeri a determinare la scansione dello spazio. I numeri che appaiono, a volte nel titolo, a volte accanto all’immagine delle singole gocce, e che scandiscono lo scorrere delle sequenze non più determinate dai nuclei narrativi, ma dal colore e dal sistema numerico. Un sistema numerico che ricorda le fantasie e i sogni che tentano sempre di spiegare il mondo, di dare un nome alle cose. Le numerazioni hanno quindi dei limiti e delle regole ben precise, ma

inseriti nei conteggi e nei frangenti più impensati, sulle lacrime, sulle gocce di sangue e su catalogazioni improbabili. Alcuni esempi dimostrano l'artificiosità, l'arbitrarietà e la giocosità del conteggio. Anche la matematica, come organizzazione dell’inutile e del folle, fallisce davanti alla tenerezza, alla paura, alla morte stessa. La Goccia può trasformarsi così in un incomprensibile attimo differente dai tanti che crediamo di controllare. I sistemi sono destinati a fallire, e anche i numeri sapranno parlarci di emozioni. (Francesca Alfano Miglietti)

Inaugurazione