Invincibili

di Francesca Alfano Miglietti

“Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca. Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle. Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.”
(Erri De Luca)

Oggi è giorno di Letizia. Come ogni giorno d'altronde. Oggi è il giorno in cui una gioia silenziosa appare tra le maglie di una serie di opere che intessono, scegliendole, infinite esistenze. Storie, miti, simboli e un'umanità visionaria e incosciente che nel gioco del mondo gioca la sua parte. Letizia Battaglia sembra ‘spingere dentro’ chi guarda le sue foto, e una volta dentro ci si accorge che esistono, nelle sue immagini, molti strati: la narrazione, il linguaggio dei simboli, la denuncia, la pietà, l’ammirazione, e poi la filosofia. Bisogna saper guardare. Letizia Battaglia sempre raccoglie la sfida della bellezza e torna ancora ed ancora con sguardo poetico a rivelare i molteplici paradossi dell’esistenza. La maestria visiva della fotografa palermitana è indiscutibile in questa rievocazione che mostra una fotografia sontuosa che incontra volti e gesti e passioni, le chiavi di volta che sorreggono l'intera struttura di una visione intensa, di immagini ricche di significato in ogni singolo frammento. Un completo silenzio circonda queste immagini dense di rimandi e richiami, e di nomi e cognomi, nomi e cognomi carichi di fatti, eventi, rivolte, storie e leggende.

In mostra una nuova serie di opere, realizzate tra il 2013 e il 2014, esposte per la prima volta, Gli Invincibili: Gabriele Basilico, Paolo Borsellino, Che Guevara, Giovanni Falcone, Sigmund Freud, James Joyce, Rosa Louise Parks, Pier Paolo Pasolini, Ezra Pound, Luisa Senzani, Il Crocifisso di Santo Spirito, la Venere di Urbino.
Scrive Erri De Luca: "Invincibile non è chi sempre vince, ma chi mai si fa sbaragliare dalle sconfitte. Invincibile è chi da nessuna disfatta, da nessuna batosta si fa togliere la spinta a battersi di nuovo. Chisciotte che risorge ammaccato dai colpi e dalla polvere è invincibile".

Un’ampia produzione d’immagini, quelle di Letizia Battaglia, legate a personaggi e situazioni problematiche per il sentire comune, un allontanarsi da ogni schema omertoso, un modo di vedere la realtà che ha rappresentato un momento di profondo cambiamento tanto nei codici linguistici della fotografia, quanto nella percezione comune della realtà. Soprattutto la sua straordinaria capacità di mostrare quello che abitualmente si nega. Quello che non si vuol vedere. Certo, se Letizia Battaglia avesse potuto scegliere, non avrebbe certo scelto di fotografare morti, sangue, violenza, paura, disperazione. Ma ha scelto di avvicinare e riprendere la scabrosità d’argomenti che abitualmente e per anni si sono voluti negare. La ricerca di Letizia Battaglia è di un esasperato realismo, agli antipodi della falsificazione cosmetica del reale, riprendendo sistematicamente, e per anni, ciò di cui si ha paura.

Contro ogni rassicurante e noiosa convenzione borghese Letizia Battaglia sceglie di schierarsi più scopertamente ed attivamente contro ogni moralismo. Fotografa colta e raffinata, rivoluziona il modo di ‘riprendere’ gli accadimenti: composizioni classiche nelle quali le persone ritratte sembrano avere la consapevolezza di non essere più persone ma uno strumento d’investigazione. Letizia Battaglia è interessata a uno scambio d’emozioni fra la fotografia e il pubblico, tra lei e il pubblico, e nel suo lavoro questo emerge come dato potente, colpisce proprio la ricerca di un’empatia sentimentale: il suo stile classico conferisce solennità alle sue immagini, Letizia sembra saper intercettare gli sguardi carichi di sentimenti, di passioni, di vita. E poi dopo anni e anni di cronaca, ‘decide’ cosa vedere quando guarda: “Ho sognato spesso di bruciare i miei negativi della cronaca degli anni 70, 80 e un po’ dei 90. Per disgusto, forse per disperazione. Per annullare dalla mia vista lo schifo che aveva vissuto Palermo.
Un giorno del 2004 mentre stavo guardando con rabbia e tristezza una grande foto di una madre e tre figli poveri, coricati a letto perennemente per il freddo e per la fame, mi venne come un guizzo. Io queste foto, quelle che girano per il mondo, potevo distruggerle. Cioè potevo farle diventare altro: una vita, un corpo nudo, un sorriso mescolato alla foto di cronaca. Così dal 2004 sono nate le Rielaborazioni. Rielaborando le mie foto di cronaca nera in modo diverso. Ancora oggi le uso come fondali di altre foto, non più protagoniste.’
Gli Invincibili, invece, sono stati realizzati nel 2013, mai esposti e visti:
Pier Paolo Pasolini, Rosa Parks, Il Crocifisso di Santo Spirito di Michelangelo, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Questi nomi non necessitano ulteriore spiegazione, parlano da sè.”

Per Letizia Battaglia, a questo punto, etica ed estetica sono tutt’uno, nelle sue immagini si evidenzia che l’unità di etica ed estetica è in un modo di vedere il mondo per cui esso non appare come fonte di limitazione. L’etica è un’estensione al mondo, dunque alla vita, della capacità di conferire significato, l’attenzione è posta sul fatto che la radice dell’etica è in un certo modo di vedere le cose, in un atteggiamento verso la vita. Si tratta della prospettiva di un valore non connesso a come il mondo è e che è evocato dalla meraviglia per l’esistenza del mondo.


Francesca Alfano Miglietti

Comunicato Stampa Ufficiale


'Invictus', ovvero 'non vinto'. E' questa la forza che Nelson Mandela ha tratto da questi versi, per sua stessa ammissione fonte di sostegno nei 26 anni di prigionia. E' la consapevolezza di essere 'invitto', mai sconfitto. Arrestato per tradimento, il futuro premio Nobel in prigione legge e studia, impara a padroneggiare la lingua afrikaner e fa sue queste parole:

Dal profondo della notte che mi avvolge,
Buia come un pozzo che va da un polo all'altro,
Ringrazio qualunque dio esista
Per l'indomabile anima mia.

Nella feroce stretta delle circostanze
Non mi sono tirato indietro né ho gridato.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo d'ira e di lacrime
Si profila il solo Orrore delle ombre,
E ancora la minaccia degli anni
Mi trova e mi troverà senza paura.

Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.

William Ernest Henley